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Sommario Interview |
Portato sul berretto e sulla manica, lEdelweiss (Stella alpina) era il distintivo della prima divisione cacciatori della Wehrmacht, un reparto delite che 11 anni dopo la fine della guerra è stato ricostituito allinterno del nuovo esercito tedesco (Bundeswehr) con la stessa denominazione e da ex alti quadri della Wehrmacht. Al suo interno come pure nellambito del «Kameradenkreis der Gebirgstruppe [«Circolo dei commilitoni delle truppe di montagna»] fondato nel dopoguerra, lEdelweiss è considerato ancora oggi il simbolo del «miglior spirito militare tedesco in pace e in guerra». Naturalmente, quanti coltivano una simile tradizione passano sotto silenzio i crimini di guerra commessi nel corso della seconda guerra mondiale. Come questi crimini siano potuti accadere, chi impartì gli ordini criminali, chi li eseguì, la disumanità con cui si agì e il modo scandaloso in cui tutti, ma proprio tutti, i procedimenti aperti nel dopoguerra vennero archiviati consentendo in tal modo ai responsabili di non essere chiamati a rispondere dei loro crimini, sono queste le fondamentali questioni che lautore affronta e alle quali cerca di dare una risposta. Oltre che sulle istruttorie aperte in Grecia, Italia e Germania e sugli atti del processo contro i «generali del settore sudest» tenutosi davanti ad un tribunale di guerra americano a Norimberga, lautore si è basato sui più importanti documenti della Wehrmacht, ha «passato al setaccio» lintera memorialistica di guerra degli ex cacciatori da montagna, dal contenuto spesso agiografico, nonché i loro diari privati, ed ha altresì analizzato le pubblicazioni di storia militare che storici e specialisti tedeschi, greci, italiani e inglesi hanno dedicato nel dopoguerra alla prima divisione da montagna. Le ricerche sono state effettuate in dieci Paesi e in più di due dozzine di archivi. Per ascoltare testimoni oculari e svolgere ricerche sul posto, lautore, non di rado in circostanze avventurose e spesso come primo tedesco dopo la fine della guerra, si è recato in più di 200 località greche ed albanesi: località dove il ricordo delle atrocità commesse dagli occupanti tedeschi è ancora ben vivo nonostante siano ormai trascorsi più di sei decenni dallepoca dei fatti. Nellintroduzione, lautore descrive la costituzione della prima divisione da montagna durante lepoca nazista e il percorso del suo uomo più rappresentativo, il generale delle truppe da montagna Hubert Lanz, che fu alla testa della divisione sul fronte orientale e in seguito venne chiamato a comandare il XXII corpo darmata da montagna al quale la divisione fu gerarchicamente sottoposta. Dopo di che ne descrive limpiego nelle campagne contro la Polonia, la Francia, la Jugoslavia e nella guerra di sterminio contro lUnione Sovietica («La prima divisione da montagna dal settembre del 1939 al marzo del 1943») Dopo le enormi perdite subite nella zona caucasica la divisione venne inviata, per così dire, a «tirare il fiato» nei Balcani, e precisamente in Montenegro, dove venne impiegata per la prima volta in una grande operazione antipartigiana («Loperazione Schwarz: limpiego contro i partigiani in Montenegro»). Poiché le potenze dellAsse temevano una possibile invasione alleata nellEuropa sudorientale, la divisione venne dislocata tra la Grecia e lAlbania meridionale, dove le sue operazioni, nonostante venisse impegnata solo in sporadiche scaramucce con i partigiani greci e albanesi, furono sempre accompagnate dalla sistematica distruzione dei paesi attraversati e dalla uccisione dei loro abitanti («La prima divisione da montagna in Tessaglia, Epiro e Albania meridionale»). Nel frattempo Lanz era stato posto al comando di una «Armee-Abteilung» nella zona di Charkov, dove apparentemente si rifiutò di eseguire le direttive di Hitler e si fece passare come oppositore del dittatore [«Intermezzo: Lanz riceve da Hitler lincarico di comandante di un Armee-Abteilung (gennaio-febbraio 1943)»]. Lanz tenne il comando solo per poche settimane. Nel luglio del 1943 venne incaricato di costituire in Grecia il XXII corpo darmata da montagna, al quale vennero gerarchicamente sottoposte la prima divisione da montagna e la 104a divisione cacciatori («Il nuovo XXII corpo darmata da montagna»). Fu in questa veste che dopo l8 settembre del 1943 Lanz venne incaricato di procedere al disarmo delle truppe italiane nella Grecia occidentale e nellAlbania meridionale. Il massacro dei soldati e degli ufficiali italiani fatti prigionieri che ebbe luogo nella circostanza costituisce uno dei temi centrali del libro. Certo, su quello che stando al numero delle vittime è stato probabilmente uno dei più grandi massacri compiuti dalla Wehrmacht sono stati scritti centinaia di libri, saggi e articoli di giornale, ma nella maggior parte dei casi gli autori hanno trasformato affermazioni e illazioni sulla dinamica degli eventi e il numero delle vittime in fatti acclarati ed hanno in tal modo contribuito alla diffusione di miti e leggende che lautore smaschera e riportare sul terreno della realtà storica («Il disarmo del corpo darmata italiano, settembre-ottobre 1943»). Dopo il ritiro degli italiani, il popolare tenente colonnello Josef Salmiger, comandante del 98° reggimento cacciatori da montagna, morì in seguito alle ferite riportate in un attentato partigiano. «Come punizione» Lanz ordinò altri massacri di civili e fece incendiare e saccheggiare interi villaggi. Sotto la crescente pressione tedesca, il comandante del movimento di resistenza di orientamento conservatore EDES, Napoleon Zervas, accettò di trattare con gli occupanti un «accordo di cessate il fuoco». Su questo ancor oggi assai controverso caso di collaborazionismo, che fu tra le cause scatenanti della guerra civile greca che sarebbe terminata solo nel 1949, lautore produce molti documenti finora inediti («Guerra partigiana in Epiro e Gentlemens Agreement tra tedeschi ed EDES»). In seguito alluscita di scena dellEDES, nel novembre del 1943 la prima divisione da montagna venne prima trasferita in Serbia per combattere contro i partigiani titini ed in seguito, in primavera, fu impiegata per disarmare lesercito ungherese. Dopo il suo richiamo in Epiro, Macedonia e Albania meridionale, prese parte a due grandi operazioni contro i movimenti partigiani di orientamento comunista (tra cui lELAS), cui inflisse pesanti perdite. Nuovamente dislocata in Serbia e Ungheria, la divisione subì forti perdite nelle battaglie di Belgrado e del lago Balaton. La fine della guerra la colse in Austria. Quanto invece al XXII corpo darmata da montagna, rimase in Epiro, ormai formato soltanto da alcuni battaglioni da fortezza e dalla 104a divisione cacciatori. Questultima collaborò nei pressi di Agrinio con alcuni battaglioni di sicurezza formati da collaborazionisti greci che vennero impiegati in fucilazioni di ostaggi e in altre operazioni comuni. Nel frattempo Zervas, il comandante dellEDES, si barcamenava tra tedeschi e inglesi con lintento di risparmiare i suoi uomini in vista della presa del potere in Grecia alla fine della guerra. In questo stesso periodo si colloca anche la deportazione della popolazione di origine ebraica dalla Grecia occidentale, deportazione cui collabora anche il corpo darmata («La prima divisione da montagna come corpo dei pompieri nellEuropa meridionale, deportazioni di ebrei e ritirata, novembre-maggio 1945»). Lultimo capitolo è dedicato alle carriere postbelliche degli ex ufficiali della divisione e del corpo darmata nella prima divisione da montagna della Bundeswehr nonché alle attività del «Kameradenkreis der Gebirgstruppe» («Carriere postbelliche e la prima divisione da montagna come parte della Bundeswehr»). |
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